giovedì 24 aprile 2014

_Sport & Disabilità_

Perchè lo sport fa bene alla persona disabile





"Fino a non molto tempo fa una persona disabile (motoria o psichica) era impossibilitata o aveva parecchie difficoltà a svolgere attività sportive, sia amatoriali che agonistiche. In questi ultimi anni le cose sono cambiate. Sono sempre di più gli individui che si avvicinano e vogliono iniziare a praticare le più disparate discipline sportive. Grazie alle nuove tecniche che ci offre la scienza e la tecnologia (Pistorius, il sudafricano che ha rischiato di qualificarsi per le Olimpiadi con una protesi all’anca ne è la più valida testimonianza) e grazie al decadimento di certi radicati ed insensati pregiudizi che hanno lasciato il posto allo spirito d’eguaglianza, sia nelle istituzioni ma anche nella nostra società in generale, lo sport sta diventando un autentico mezzo di promozione ed inclusione sociale. Fare sport non è più prerogativa dei fisicamente integri com’era nei principi di De Coubertin: “oggi tutti possono e devono cimentarsi in varie discipline, magari le più congeniali alle patologie di cui sono affette certe persone. Di certo non bastano soltanto i buoni propositi campati in aria ma occorre creare le condizioni per rendere accessibili a tutti le opportunità di svago motorio”.
Sviluppo di potenzialità individuali, incremento di capacità ed acquisizione di abilità, integrazione in contesti di vita ricchi di relazioni significative, rendono il ruolo dell’attività motoria e sportiva fondamentale nell’intervento rivolto a soggetti disabili che, in questo modo, hanno la possibilità di trovare elementi di successo e valorizzazione personale, praticando, con alta motivazione e divertimento, un’attività particolarmente benefica. Oltre al miglioramento della forma fisica, allo sviluppo cognitivo conseguente all’apprendimento motorio, alla socializzazione conseguente all’integrazione nel mondo sportivo, vi è un miglioramento dell’autostima. L’attività motoria per la persona disabile è l’esaltazione delle sue, anche se pur residue, capacità e di ciò che sa fare, in un mondo che sempre gli ricorda ciò che non è in grado di essere e ciò che gli manca, rendendo virtuoso il concetto di limite come situazione e punto di riferimento per migliorarsi sempre."

Dr. Giovanni Boni - Ambulatorio di medicina dello sport ANTIAGE

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